Glossario giapponese
Al fine di evitare un glossario di oltre 20 pagine in ogni libro, abbiamo scelto di raggruppare in questa pagina tutti i termini giapponesi utilizzati nei vari libri. Se vuoi usare questo glossario nei tuoi lavori, puoi farlo liberamente tramite il codice QR che porta a questa pagina
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Prodotto alimentare a base di semi di soia fritti due volte. Si ottiene tagliando il tōfu a fettine sottili e friggendole prima a 120 °C e poi nuovamente a 180 °C.
Letteralmente significa bianco indaco, è un colore tradizionale del Giappone.
Un tè verde bancha che non ha quasi caffeina, è anche chiamato “bancha primaverile”.
Pino rosso giapponese, cultivar caratterizzata da corteccia tendente al rosso con aghi soffici e sottili e tronco fino, più delicata rispetto al pino nero.
Macchina per videogiochi inserita all’interno di un cabinato e composta da schermo e pulsantiera, estremamente diffusa nelle sale giochi di tutto il mondo. Il suo funzionamento è a gettoni o monete.
Le sette erbe che indicano l’arrivo dell’autunno, molto popolari negli haiku giapponesi.
Razza canina tipica della prefettura di Akita, nel nord del Giappone.
Tradizionale bevanda giapponese dolce, poco alcolica o analcolica a base di riso fermentato.
Cartoni animati di origine giapponese caratterizzati da uno stile proprio, solitamente tratti dai fumetti manga.
Pasta dolce a base di fagioli azuki rossi.
Dolce giapponese a base di cubetti di gelatina di agar e servito in una ciotola con pasta di fagioli azuki dolci.
Letteralmente “colore blu glicine”, simile al blu malva.
Alga verde commestibile.
Parola che indica il “mercato della mattina”. Si tratta di piccoli mercati che si svolgono in città e paesi nelle ore mattutine, solitamente dalle 7 alle 12, e che vendono artigianato locale, spuntini e prodotti agricoli come ortaggi, sottaceti e fiori.
Fagioli rossi originari dell’asia orientale e ampiamente utilizzati come pasta di fagioli in molte tipologie di dolci.
Dolcetti soffici cotti in apposite piastre, solitamente venduti alle bancarelle di mercati e festival. L’impasto ricorda quello della torta kasutera giapponese, la forma quella di piccoli semi tanto da essere spesso associati ad immagini di teneri criceti.
Soffice dolce dalla forma a ciambella, composto da sottili strati di pan di spagna pressati l’uno sull’altro, originario della Germania ma molto popolare in Giappone. In commercio si trovano molteplici gusti e forme oltre alla versione classica. Il nome significa “torta albero” e deriva dai suoi caratteristici strati interni che ricordano quelli visibili in un tronco d’albero tagliato.
Pasto pronto da asporto preparato, in contenitori con separatori interni, a casa o acquistabile in negozio, a base di riso e contorni vari, come pesce, carne, verdure in tenpura o sottaceto. Spesso gli ingredienti sono disposti artisticamente.
Aste sacre decorate lunghe 3,5 metri e portate in processione durante il festival Miyoshi Bonden-sai ad Akita.
Alberi mantenuti in miniatura all’interno di piccoli vasi per molti anni. Quest’arte è assai complessa in quanto, durante il processo di crescita, si indirizza la pianta ad assumere forme e dimensioni volute, effettuando continue potature dell’apparato radicale e fogliare e utilizzando appositi tutori.
Dolci giapponesi a base di riso glutinoso e pasta di fagioli rossi.
Musiche e danze in costume con maschere tradizionali che narrano eventi del folklore giapponese. Un tempo erano dedicate esclusivamente ai nobili e alla corte imperiale giapponese, ma dalla metà del 1900 furono aperte al pubblico.
Carne di maiale arrotolata, cotta arrosto e rosolata in padella, tipicamente condita con salsa di soia, sakè, mirin e zucchero e servita a fette nel rāmen.
Letteralmente ‘allattare, capezzoli’. Per quanto riguarda i ginkgo, si riferisce alle protuberanze che scendono dai rami verso il suolo in cerca di nutrimento, che ricorda il seno femminile.
Prodotto giapponese a base di pesce composto da surimi di pesce, sale, zucchero, amido, glutammato monosodico e albume d’uovo. Dopo averli mescolati bene, vengono avvolti attorno a un bastoncino di bambù o di metallo e cotti al vapore o alla griglia.
Il termine deriva dall’unione delle due parole inglesi “costume” e “play” e descrive l’arte di travestirsi in personaggi famosi di anime, manga o videogiochi.
Caramelle economiche e snack.
Dolci giapponesi costituiti da piccoli mochi rotondi ripieni di un dolce ripieno, più comunemente anko.
Domanda che esprime interessamento e preoccupazione, simile a “Tutto ok?”.
Gigantesca rapa bianca dalla forma allungata molto utilizzata nella cucina giapponese.
Signori feudali che dominavano il Giappone durante il periodo Edo.
Gnocco dolce fatto di farina di riso glutinoso, spesso servito con il tè verde o impilato sugli spiedini quando arrostito. Popolare come cibo da strada, può essere servito ricoperto di salse o cotto in diverse modalità.
Zuppa tipica della prefettura di Ōita, dal brodo a base di verdure, funghi e pollo e dalle particolari fettuccine dal taglio largo, spesso e irregolare.
Piccole bambole rosse di buon auspicio raffiguranti Bodhidharma, fondatore dello Zen buddhista, vendute con occhi bianchi tradizionalmente nei primi giorni dell’anno. Ad esse si affida la custodia di un desiderio, colorando un occhio quando si esprime e l’altro quando realizzato. Dopo il Capodanno i Daruma usati si riportano al tempio e vengono bruciati tutti insieme dopo averli ringraziati.
Brodo base di molti piatti e zuppe, preparato con alga konbu, tonnetto essiccato e, a volte, funghi shiitake.
Varietà grande, senza semi e dolce di arancia satsuma.
Variante del katsudon condita con salsa demi-glace e piselli, originaria di Okayama.
Piccola teiera in cui vengono servite zuppe calde.
Sake non filtrato originariamente prodotto in tutto il Giappone da famiglie di agricoltori ma bandito nel periodo Meiji, sebbene da allora sia stato ripreso come tradizione birraria locale.
Pentole di terracotta tipicamente usate per mantenere a lungo il calore di zuppe e brodi stagionali.
Ciotola piena di riso giapponese ricoperto dai più svariati condimenti e contorni.
Pire create in tutto il Giappone, costruite con paglia, legno di cedro, bambù o canne in luoghi aperti per inghiottire dalle fiamme le decorazioni dell’anno passato.
Fiction o serie tv giapponesi trasmesse in episodi giornalieri o stagioni.
Dolci giapponesi che consistono in due piccole frittelle di kasutera avvolte attorno a un ripieno di pasta di fagioli rossi dolci.
Fagioli di soia verdi contenuti in baccelli bolliti in acqua salata o cotti al vapore, spesso serviti con sale o altri condimenti come antipasto o stuzzichino.
Funghi che crescono sulle cortecce degli alberi. Quelli coltivati, molto utilizzati in cucina, sono di color avorio e dal gambo lungo e sottile in quanto non esposti alla luce e coltivati in un ambiente ricco di anidride carbonica per favorire lo sviluppo dei tipici steli.
Manga degli anni ‘90 ambientato in una Tōkyō futuristica, conosciuto internazionalmente grazie alla trama profonda e alle scene d’azione dell’anime.
Decorazioni fluttuanti del Tanabata realizzate per simboleggiare la tessitura realizzata da Orihime. Il termine significa anche “spazzato dal vento” e si riferisce a un particolare stile bonsai.
Manjū dove la pasta di fagioli è avvolta nel glutine di frumento crudo invece della solita farina di frumento cotta a vapore. A volte sono avvolti in foglie di bambù.
Campanelle in vetro o ghisa dipinte a mano che, esposte al vento, producono un piacevole suono. Sono una decorazione estiva oltre che protezione dagli spiriti maligni.
Panni da imballaggio giapponesi tradizionalmente utilizzati per avvolgere e trasportare merci.
Materasso in cotone sottile e arrotolabile. Viene disposto a terra prima di coricarsi e al mattino si ripone negli appositi armadi per riconvertire la stanza ad altri usi guadagnando notevole spazio in casa.
Letteralmente “persona esterna”, termine per indicare gli stranieri dalla connotazione più dura rispetto al termine ufficiale gaikokujin, “persona di una paese esterno”.
Un tipo di musica classica giapponese storicamente utilizzata per la musica e le danze della corte imperiale.
Frittella di tōfu a base di uova e verdure, come carote, radici di loto e bardana.
Letteralmente “struttura a mani giunte in preghiera”, in riferimento alla forma dei ripidi tetti in paglia che ricordano due mani unite. Queste abitazioni, un tempo molto comuni nella prefettura di Gifu in quanto resistenti alla neve, erano riservate ad agricoltori, artigiani e mercanti.
Intrattenitrice giapponese, esperta nelle arti dello spettacolo tradizionali giapponesi quali musica, canto e danza e abile conversatrice. Il suo aspetto è caratterizzato da kimono, acconciatura tradizionale e trucco oshiroi. Le geisha partecipano a feste formali spesso per intrattenere clienti facoltosi.
Ingresso delle abitazioni giapponesi, spesso posto più in basso rispetto al livello del pavimento della casa. La sua funzione è quella di permettere a chi entra di togliere e riporre le scarpe prima di accedere agli ambienti interni.
Infuso composto da tè verde e chicchi di riso tostati dal sapore deciso e davvero particolare.
Sandali tradizionali in legno, rialzati alcuni centimetri dal suolo e legati al piede come gli infradito. È la tipica calzatura indossata dalle geisha.
Bacchette di legno, decorate con due strisce bianche di carta a zig-zag utilizzate nei rituali shintoisti.
Timbro di sigillo dato ai fedeli e ai visitatori dei santuari shintoisti e dei templi buddisti in Giappone.
Tè verde di alta qualità coltivato all’ombra anziché in pieno sole.
Versione giapponese dei ravioli jiaozi cinesi, si differenzia principalmente per il sapore ricco di aglio e la pasta del raviolo più sottile. Spesso farciti di carne macinata, verza, erba cipollina e aglio. In Giappone il metodo di preparazione più popolare è alla piastra.
Letteralmente “cresta dell’onda”.
Componimento poetico giapponese in tre brevi versi che evocano immagini suggestive della natura, una scena rapida che descrive con intensità i particolari dell’attimo colto.
Letteralmente “fiori di fuoco”, sono i fuochi d’artificio. Spesso presenti a chiusura dei festival o protagonisti di spettacoli più lunghi, chiamati hanabi taikai.
Letteralmente “guardare i fiori”.
Usanza in cui i fiori colti si lasciano galleggiare in fontane o altre superfici acquatiche. Diffusa nei templi in primavera, si pratica pure con fiori e foglie autunnali.
Piccoli supporti porta bacchette. Comunemente i poggia-bacchette si trovano nei ristoranti o sono utilizzati per le cene formali. Sono disponibili in varie forme e sono realizzati in argilla, legno, plastica, metallo, vetro, porcellana o pietre minerali.
Miso di soia stagionato a lungo.
La prima visita a templi o santuari, effettuata nei primi giorni del nuovo anno nelle proprie città natali, pregando per la salute e i buoni propositi dell’anno e comprando nuovi omamori (amuleti) mentre quelli vecchi vengono restituiti ai santuari per essere bruciati.
Conosciuti come gigli del ragno rosso, sono definiti fiori dell’equinozio d’autunno in quanto la fioritura avviene in questo periodo. Sbocciando spesso vicino ai cimiteri sono associati all’aldilà.
Cipresso giapponese.
Tinozza in legno hinoki usata in cucina per far riposare il riso dopo la cottura e nelle onsen per gettarsi addosso l’acqua utile a lavarsi o a far abituare il corpo alla temperatura bollente della vasca. Il suo legno è particolarmente profumato.
Sistema di scrittura sillabico nativo del Giappone, utilizzato per tutte quelle parole che non sono scritte in kanji o non sono di origine straniera, per le quali si usa invece il katakana. È caratterizzato da tratti morbidi e arrotondati.
Celebre variante di Hiroshima del classico okonomiyaki in cui ad una piadina di pastella vengono sovrapposti strati di verdure, carne o pesce, e anche spaghetti o udon, il tutto accompagnato da salse e cipollotti.
Decorazione a rombi origami piegati.
Ideogramma di “persona” formato da due tratti che, secondo una delle interpretazioni, rappresentano due persone che si sostengono l’un l’altra.
Variante dell’unadon in cui l’anguilla è tagliata in piccoli bocconcini e poi adagiata su un letto riso.
Tagliatelle di grano sottili e delicate servite fredde con salsa da inzuppo e verdure estive.
Grande foglia della magnolia giapponese, profumata e dall’azione battericida viene utilizzata per avvolgere ingredienti come l’hōba-zushi e l’hōba-mochi. Inoltre, in quanto molto resistente al fuoco, viene utilizzata per il suo aroma in piatti cotti locali come l’hōba-miso e l’hōba-yaki.
Ricco piatto composto da carne, funghi, verdure e konjac conditi con miso scuro, serviti sopra una foglia di hōba e lasciati cuocere al tavolo su un piccolo braciere tipico.
Tè verde giapponese arrostito in una pentola di porcellana su carbone di legna.
Piccolo sushi cilindrico con alga nori all’esterno.
Concetto giapponese traducibile come “scopo della vita”, ovvero quell’attività che fa stare bene, che riesce bene fare, che dà un valore aggiunto alla collettività e che potrebbe essere remunerata.
Bevanda super alcolica a base di patate dolci.
Polpette di riso rivestite di tōfu fritto.
Espressione di benvenuto molto diffusa in Giappone pronunciata dai proprietari all’ingresso dei propri locali, come ad esempio hotel, negozi e ristoranti.
Espressione solitamente tradotta come “buon appetito”, in realtà è un ringraziamento verso il cibo da consumare e verso chi l’ha preparato.
Piccolo ed economico pub giapponese, luogo di ritrovo serale dopo il lavoro dove si bevono sakè e birra accompagnati da spiedini e altri antipasti.
Letteralmente “inferno” in lingua giapponese.
Metodo di cottura degli alimenti tramite i vapori bollenti provenienti dalle sorgenti che scorrono per le città termali e aromatizzano i cibi così cucinati.
Piccole statue rappresentanti Kṣitigarbha, il bodhisattva (monaco buddhista che ha raggiunto l’illuminazione ma non il nirvana) dedito a proteggere i defunti e i bimbi nati prematuri presso i cimiteri, oppure a protezione dei viaggiatori lungo le vie. Spesso le statue, sorridenti e in preghiera, sono vestite in rosso per scacciare il male.
La notte della luna del raccolto autunnale.
Termine usato per il sake fatto di puro vino di riso senza alcool distillato aggiuntivo.
La varietà più pregiata di sakè, ottenuta senza aggiunta di alcool e dal sapore incredibilmente delicato con note aromatiche in base al tipo.
Termine utilizzato per indicare una varietà di zucca giapponese o genericamente tale ortaggio.
Tradizionale decorazione giapponese di Capodanno, generalmente posta all’entrata delle abitazioni e degli stabilimenti lavorativi.
Stile di cucina tradizionale composta da molte piccole portate di cibi raffinati.
Ristoranti che servono sushi e altre portate sopra piccoli piattini posati su un nastro che scorre davanti ai clienti.
Dessert di ghiaccio tritato giapponese aromatizzato con sciroppo dolcificante e talvolta con latte condensato o frutta.
Competizione tra taikodai che consiste in una prova di forza in cui le squadre sollevano il proprio carro il più in alto e il più a lungo possibile.
Versione mobile degli yamakasa del festival Hakata Gion Yamakasa.
Tradizionale cupola di neve nelle regioni innevate del Giappone.
Termine che indica una divinità shintoista o uno spirito soprannaturale. I Kami venerati nello shintoismo possono essere qualità, animali o oggetti del paesaggio, forze o elementi della natura, oltre che spiriti di antichi antenati.
Ideogrammi di origine cinese integrati nel sistema di scrittura giapponese nel 500 d.C., usati insieme agli alfabeti sillabici hiragana e katakana. Derivano da immagini concrete e possono anche esprimere concetti complessi.
Pollo disossato, impanato con farina e fecola di patate e fritto, cibo da strada molto comune ai festival.
Marionette meccanizzate usate come forma di intrattenimento. Tra queste i dashi-karakuri sono grosse bambole meccanizzate usate durante i festival.
Edifici in cui piccole stanze insonorizzate munite di microfoni, tv su cui scorrono i testi delle canzoni, e casse, sono riservate ad ore per cantare le proprie canzoni preferite con amici e colleghi. Il nome significa “privo di orchestra”.
Cappello tradizionale giapponese il cui nome cambia a seconda del materiale di cui è fatto
Dolce giapponese di mochi bianco con ripieno di pasta di fagioli rossi dolci e avvolto da una foglia di quercia Kashiwa.
Pan di spagna originariamente sviluppato in Giappone sulla base di un dolce importato dall’estero da commercianti portoghesi.
Celebre spada giapponese a lama singola dall’affilatura incredibile, leggermente curva, con guardia e impugnatura lunga per essere afferrata anche con due mani.
Ciotola di riso con topping di cotoletta di maiale fritta nel panko accompagnata da verza.
Piatto di riso, maiale fritto e curry.
Termine giapponese utilizzato per indicare oggetti e persone che esprimono tenerezza, dolcezza, qualcosa che è adorabile e carino in quanto buffo o infantile.
Contorno tradizionale coreano a base di verza e rapa fermentate con spezie quali peperoncino, cipollotto, aglio, zenzero e jeotgal. È utilizzato in molte zuppe e stufati.
Indumento tradizionale giapponese e abito nazionale del Giappone. Tradizionalmente realizzato in seta è indossato con un’ampia fascia, l’obi, e con accessori come sandali zōri e calzini tabi. Oggi viene utilizzato soprattutto durante le cerimonie formali e i festival, oltre che da geisha e maiko.
Farina di soia tostata.
Borsa tradizionale giapponese con coulisse, usata come borsetta per portare in giro oggetti personali.
Dolce tradizionale giapponese a base di pasta di fagioli dolci e alghe agar, addolcito con zucchero e lasciato solidificare in uno stampo.
Mochi essiccati a lunga conservazione realizzati con riso glutinoso.
Piatti tipici delle varie stagioni.
Udon tipici della zona di Nagoya, molto glutinosi, meno spessi ma più larghi dei classici udon, classificati tra i migliori del Giappone.
Letteralmente “volpi” in giapponese. Secondo il folklore degli yōkai, sono spiriti con abilità paranormali che aumentano man mano che invecchiano e diventano più saggi. Alcuni racconti popolari li descrivono con la capacità di ingannare gli altri mentre altre storie li ritraggono come fedeli guardiani, amici e amanti.
Festività nazionale che cade il 5 maggio, dedicata alla felicità dei bambini, in particolare ai figli maschi, durante la quale si appendono i koinobori.
Varietà colorata della carpa d’acqua dolce Amur, o carpa erbivora. Di dimensioni notevoli e dai colori e pattern variabili, è molto comune negli stagni dei giardini giapponesi.
Bandiere coniche raffiguranti carpe che, secondo la leggenda cinese, nuotando tenacemente controcorrente riuscirono a trasformarsi in drago e volare in paradiso. Si appendono durante il Kodomo-no-Hi, come augurio di realizzazione, salute e successo per i figli maschi.
Palla di terreno, ricoperta di muschio, sulla quale cresce una pianta ornamentale.
Si può tradurre come “È qui!”.
Letteralmente “cuore”.
Cani-leone custodi dei luoghi sacri, uno mostra i denti mentre l’altro ha la bocca chiusa, rappresentano l’inizio e la fine di tutte le cose.
Termine molto suggestivo che evoca “la luce del sole che filtra attraverso gli alberi” e il tipo speciale di bellezza che ne emerge.
Market aperti h24 il cui nome deriva dalla pronuncia giapponese “konbinience” della parola inglese “convenience”. Vendono una gamma di cibi pronti al consumo o confezionati, ma anche prodotti del tabacco, farmaci da banco, articoli da toeletta, riviste e offrono spesso servizi ATM o biglietteria per eventi.
Alghe commestibili ampiamente utilizzate per preparare il brodo di dashi.
Tubero asiatico edibile simile alla patata, la cui lavorazione porta ad una gelatina ingrediente di molti piatti e da cui si ricavano degli spaghetti trasparenti, gli shirataki.
Crocchette di patate panate e fritte, spesso farcite con carne, pesce o verdure.
Basso tavolo di legno coperto da una pesante coperta, su cui poggia un piano d’appoggio. Sotto c’è una fonte di calore elettrica, spesso integrata nel tavolo stesso.
Termine giapponese usato per indicare tutte le colorazioni delle foglie autunnali durante il foliage.
Previsione della progressiva colorazione delle foglie autunnali nelle diverse zone del Giappone.
Letteralmente “albero gigante”.
Letteralmente “caccia alla frutta” attività in cui, pagando pochi yen per l’ingresso nei frutteti, si può mangiare frutta cogliendola direttamente dalle piante.
Portafortuna realizzati con bambù e con la forma di rastrelli.
Letteralmente “castagna” in lingua giapponese.
Piatto di riso giapponese cotto nel cuociriso insieme alle castagne precedentemente bollite.
Soffici pepite di pane dolce cotte al forno, farcite con crema di castagne e pasta bianca azuki.
Pino nero giapponese, è la cultivar di pino più comune e particolarmente resistente del paese caratterizzata da una corteccia grigio scura e aghi duri e scuri.
Decorazione in carta creata cucendo insieme più unità piramidali identiche utilizzando i principi geometrici sottostanti dei poliedri per formare una forma sferica.
Comunemente chiamato “matcha”, è il tè verde polverizzato con una macina in pietra e ampiamente utilizzato come ingrediente di dolci e per la cerimonia del tè.
Tradizionali case a schiera, costruite interamente in legno. Originarie dell’epoca Heian e poi successivamente trasformate, tutt’oggi sono ancora molto presenti a Kyōto e possono ospitare negozi al piano inferiore.
Caffè in cui le cameriere sono vestite con costumi da cameriera e fungono da servi, trattando i clienti come padroni (e amanti) come in una casa privata.
Apprendista geisha, si differenzia per l’età, gli accessori sgargianti sulla testa, gli alti sandali di legno e il trucco bianco su viso e collo ad eccezione della nuca.
Letteralmente “gatto che chiama”, comune statuina giapponese che spesso si crede porti fortuna al proprietario.
Fumetti in stile giapponese, molto diversi da quelli occidentali sia nei disegni che nel metodo di lettura da destra verso sinistra.
Fumettista che scrive e illustra fumetti manga.
Termine che indica una festa tradizionale ricorrente, un evento con bancarelle di cibo, processioni, carri o fuochi di artificio. Legati alle religioni shintoista e buddhista, si svolgono solitamente vicino al santuario o tempio locale.
Decorazione di Capodanno realizzata con pino.
Termine generico che indica la pasta lunga giapponese, usato di solito per riferirsi a quella creata artigianalmente dai vari rāmen-ya. È generalmente erta e ruvida a differenza dei finissimi sōmen e soba o dei larghi udon
Uova di merluzzo d’Alaska marinate con varie spezie, condimento originario della cucina coreana. Considerato un alimento prelibato, è tradizionalmente consumato crudo con il riso cotto al vapore o come farcitura in onigiri e korokke.
Panino dolce ricoperto da una fine crosta biscottata, che ricorda esternamente un melone. Farcito con gelato o creme, ne esistono oggi diverse varianti per forma e gusto dell’impasto.
Altari sacri portatili al cui interno risiedono simbolicamente i Kami shintoisti. Sono utilizzati per trasportare il Kami di un determinato santuario per la città durante i festival, come buon auspicio, ad esempio per avere un buon raccolto.
Pasta fermentata dall’elevato valore nutrizionale, a base di fagioli di soia, sale e funghi fermentanti kōji-kin, usata come condimento per salse, sottaceti, pesce o carne e mescolata al brodo dashi per fare la zuppa di miso.
Variante del tonkatsu in cui la cotoletta di maiale è accompagnata da salsa al miso.
Uno degli ideali estetici tradizionali giapponesi, termine derivante dal giapponese antico ad indicare eleganza e raffinatezza, ad esprimere la sensibilità alla bellezza che era tipica dell’era Heian. Spesso strettamente connessa alla nozione di mono-no-aware, la caducità delle cose.
Dolce di riso giapponese fatto di mochigome, un riso glutinoso a chicco corto.
Letteralmente “caccia alle foglie rosse degli aceri”, è l’attività preferita dai giapponesi nel periodo autunnale del foliage in giardini, parchi e aree naturali.
Soffici dolci di grano saraceno e riso a forma di foglia d’acero farciti con vari ripieni. Specialità dell’isola Miyajima, si trovano confezionati un po’ ovunque.
Letteralmente “pèsca” in lingua giapponese.
Dolce giapponese a base di pasta di fagioli azuki racchiusa tra due sottili cialde croccanti a base di riso. I wafer possono avere diverse forme e il ripieno può essere sostituito da creme o gelato. È servito anche come dessert con il tè.
Partecipazione emotiva, malinconia mista a stupore verso le cose che sono soggette ad una fine. È la bellezza insita nella fragilità della vita.
Espressione giapponese che si usa quando si comincia una conversazione al telefono.
Concetto legato al riutilizzo e al non spreco. Deriva dalla stessa espressione di disappunto verso il buttare o sprecare qualcosa che possa ancora essere usato.
Termine per indicare piatti caldi, quali stufati e zuppe, serviti nelle stagioni fredde all’interno di pentole di terracotta, i donabe.
Sottili spaghetti cinesi fatti scorrere nell’acqua fredda lungo bambù spaccati, da pescare al volo con le bacchette e inzuppare nelle apposite salse.
Letteralmente “cadi 7 volte, 8 volte rialzati”. Proverbio che inneggia alla resilienza e al saper affrontare la vita con coraggio.
Rondelle con un disegno di vortice al loro interno. È un tipo di kamaboko (pasta di pesce) diffuso prevalentemente come topping nel rāmen.
Varietà di pera originaria dell’Asia con buccia di pera ma forma di mela, dal sapore poco spiccato.
Classico “sushi pressato a mano”, consiste in un mucchio oblungo di riso a formare una palla ovale e una guarnizione soprastante di pesce crudo, frutti di mare o frittata. Solitamente accompagnato da wasabi e salsa di soia.
Soffici focaccine calde di un impasto salato di farina e acqua cotte a vapore e solitamente ripiene di carne, cipolla e zenzero. Anche chiamato raviolo giapponese, è simile al baozi cinese. In Giappone è cucinato sia nei banchetti di strada sia nei convenience store, tenuto al caldo in speciali contenitori di legno pronto per essere consumato, oppure preconfezionato nei supermercati.
Dolci giapponesi realizzati cuocendo la pasta per pan di spagna con ripieni di pasta di fagioli rossi. Sono cotti in piccoli stampi con molte forme diverse.
Tessuti decorati utilizzati tradizionalmente in Giappone per separare gli ambienti o all’ingresso dei negozi e ristoranti con scritto il nome del locale. Sono appesi in alto e tagliati verticalmente per favorire il passaggio delle persone.
Alghe essiccate dal notevole valore nutrizionale, spesso arrostite e vendute in fogli per avvolgere sushi e onigiri.
Gioiello che esaudisce i desideri all’interno delle tradizioni sia indù che buddhiste, secondo alcuni essere l’equivalente della pietra filosofale nell’alchimia occidentale.
Ampia cintura finemente decorata utilizzata per cingere il kimono in vita, solitamente in seta.
Principale festività buddhista di metà agosto per commemorare gli antenati caratterizzata da danze, fuochi, illuminazioni e altre ricorrenze in tutto il paese.
Piatto caldo cucinato in pentola in cui diversi ingredienti come uova sode, daikon, konjac, verdure e tōfu sono stufate in un brodo leggero a base di salsa di soia. Diffuso nelle bancarelle dei festival delle stagioni fredde e nei konbini.
Dolcetti di riso ricoperti di marmellata azuki.
Letteralmente ‘grande glicine’.
Abbreviazione informale di “okaerinasai”, espressione usata al ritorno a casa di un membro della famiglia.
Una sorta di frittata cotta sulla piastra, composta da pastella, verza e altri possibili ingredienti come carne e frutti di mare, condita solitamente con salsa okonomiyaki, aonori (fiocchi di alghe essiccate), tonnetto, maionese. È uno dei più comuni cibi tipici dei festival giapponesi e ha diverse varianti regionali.
Letteralmente “grande albero di canfora”.
Profezie divine consultabili tramite piccola donazione. Dopo la donazione, si scuote un contenitore di metallo contenente molti bastoncini etichettati con numeri o lettere. Una volta estratto il proprio bastoncino si può pescare la profezia dal cassetto corrispondente. Nel caso la profezia non fosse positiva, è usanza legare il foglietto agli appositi sostegni del tempio.
Pronuncia importata dalla lettura cinese degli ideogrammi utilizzata quando una parola è composta da più kanji. Quando un kanji è da solo o accompagnato da hiragana si utilizza invece la pronuncia kun’yomi nativa del Giappone.
Nel folklore giapponese sono una specie di demoni o orchi, spesso rappresentati di colore rosso, blu o bianco, con perizomi di pelle di tigre e mazze di ferro kanabō.
Celebri e diffuse polpette di riso triangolari farcite e racchiuse in croccante alga nori, vendute in tutti i konbini o preparate in casa da gustare in famiglia e con amici.
Sorgenti termali giapponesi pubbliche o private che possono essere all’aperto, rotenburo, o al chiuso, uchiyu, spesso presenti anche in hotel e ryokan.
Letteralmente “tour delle sorgenti termali”.
Da “ori” (piegare) e “kami” (carta) è una forma d’arte consistente nella creazione di sculture dalle forme articolate tramite la piegatura dei fogli di carta.
Origami a forma di gru, è considerato il più classico di tutti gli origami giapponesi. Si crede che le sue ali portino le anime fino al paradiso.
Cibi tradizionali giapponesi di Capodanno serviti in scatole. Ogni ingrediente che compone la scatola ha un significato speciale per celebrare il nuovo anno.
Asciugamano bagnato caldo offerto ai clienti in luoghi come ristoranti o bar e utilizzato per lavarsi le mani prima di mangiare.
Letteralmente “grandi pulizie”, fatte a fine dicembre prima del nuovo anno.
Termine giapponese che descrive quelle persone con particolare ossessione per computer, anime e manga, spesso a discapito della propria abilità a socializzare.
Grande cancello torii.
Enorme paio di sandali in paglia intrecciata secondo la tradizione. Appesi ai templi, la loro presenza tiene a bada i demoni facendo loro credere che il tempio sia la dimora di un gigante invincibile.
Gioco arcade meccanizzato simile ad un flipper verticale, equivalente alle slot machine occidentali. Sebbene il gioco d’azzardo in contanti sia illegale in Giappone, la sua popolarità e una scappatoia legale ne consentono l’esistenza.
Briciole di pane bianco fritte e seccate, utilizzate come panatura di altri alimenti. Inglobando più aria, il panko produce una panatura più leggera e croccante.
Serie di videogiochi fine anni ’90 dal successo mondiale, da cui sono stati tratti anime, manga e film. Il termine Pokémon si riferisce a creature fantastiche simili ad animali, che vivono insieme agli umani e li affiancano in avvincenti battaglie.
Dall’inglese “lights-up”, suggestive illuminazioni dal basso, che esaltano alberi, fiori, paesaggi e monumenti.
Zuppa di noodles serviti in brodo a base di carne o pesce e aromatizzato con salsa di soia o miso, di solito accompagnata da chāshū e alga nori in molte varianti regionali.
Ristorante specializzato in rāmen.
Vasche termali all’aperto, spesso immerse nella natura.
Hotel giapponesi in stile tradizionale, molto comuni nelle località termali.
Decorazioni sferiche composte da rami di cedro, utilizzate come insegne presso l’ingresso delle distillerie di sakè.
Bevanda alcolica giapponese ottenuta dalla fermentazione del riso con funghi kōji-kin. La qualità dipende dal grado di raffinazione del riso e l’aggiunta o meno di alcol. Degustata fredda o calda in base al tipo e all’occasione, è servita in tipiche bottiglie e bicchierini di porcellana.
Ciliegi ornamentali giapponesi, sono metafora della natura effimera della vita, della sua bellezza e brevità.
Dolci giapponesi costituiti da mochi di colore rosa con un centro di pasta di fagioli rossi e avvolti in una foglia di fiori di ciliegio in salamoia.
Speciale miscela di tè a base di tè verde sencha e vere foglie di sakura.
Previsione della progressiva fioritura primaverile dei ciliegi ornamentali nelle varie zone del Giappone.
Appellativo onorifico che si usa in segno di grande rispetto con clienti, persone e anche divinità.
Piccolo pesce a forma di lama, è uno degli alimenti autunnali più prelibati nella cucina giapponese. È comunemente servito salato e grigliato, guarnito con daikon grattugiato insieme a una ciotola di riso e alla zuppa di miso.
Udon tipici della prefettura di Kagawa, un tempo chiamata Sanuki. Sono i più famosi del Giappone.
Letteralmente ‘addio’ in giapponese.
Il tè più popolare in Giappone, che rappresenta circa l’80% del tè prodotto nel paese. È la normale miscela di tè verde per l’uso quotidiano.
Biglietti votivi, adesivi o cartelli affissi sui cancelli o sugli edifici dei santuari shintoisti e dei templi buddisti in Giappone.
Tradotto letteralmente come “persona nata prima di un’altra”. Nell’uso generale, viene utilizzato come suffisso dei nomi di persona e significa “insegnante”.
Festival tenuto tra il 2 e il 4 febbraio nel cui rito si lanciano i “fagioli della fortuna”, i fukumame, fuori dalla porta di casa o contro un famigliare che indossa una maschera da demone per scacciare sventura e cattiva salute. Si mangiano semi di soia arrostiti, uno per ogni anno di vita più uno per la fortuna dell’anno nuovo.
Piatto caldo giapponese di verdura e carne affettata sottilmente che vengono bollite in acqua e salsa di soia in una pentola profonda direttamente al tavolo.
Animale del folklore giapponese con corpo di carpa e testa di tigre, capace di richiamare la pioggia e utilizzato come buon auspicio contro i frequenti devastanti incendi del passato che distruggevano castelli, templi e santuari.
Bastone sormontato da anelli di metallo tradizionalmente portati dai monaci buddhisti. Originariamente era usato come fonte di rumore per annunciare la presenza di un monaco e spaventare gli animali e poi fu adattato per l’uso come strumento ritmico durante il canto e la recitazione di sutra.
Piccoli e leggeri bracieri in farina fossile per cuocere alimenti al tavolo.
Funghi nativi dell’est asiatico dallo spiccato sapore che nascono prevalentemente sul legno morto. Sono consumati freschi o disidratati all’interno di brodi, come tenpura, alla griglia o per insaporire il brodo dashi.
Corde lunghe e spesse fatte di paglia di riso o canapa, utilizzate per la purificazione rituale nella religione shintoista.
Treno ad alta velocità giapponese, chiamato anche “treno proiettile” per via della sua forma affusolata. Nei tratti più veloci può raggiungere i 350 km/h.
Letteralmente “nuovo riso” è il riso raccolto, lavorato e confezionato per la vendita prima della fine dell’anno. Solitamente raccolto da agosto ad ottobre, ha un sapore più spiccato e una consistenza maggiore.
Letteralmente “bagno nella foresta”, teoria della medicina giapponese basata sui benefici terapeutici fisici e mentali che può avere un individuo recandosi in una foresta.
Letteralmente “nuova frescura”, in riferimento all’aria frizzante che in autunno sostituisce il caldo umido estivo.
Mochi non zuccherato che viene spesso servito con contorni di pasta di fagioli rossi, polvere di kinako o anche con una pallina di gelato. Spesso mangiato nei dolci anmitsu o mitsumame.
Letteralmente “uccello bianco”, in giapponese significa cigno.
Porridge dolce di fagioli azuki bolliti e schiacciati, servito in una ciotola con mochi.
Fontane parte del design visivo e uditivo dei giardini giapponesi dove l’acqua si accumula in un bambù mobile che, svuotandosi regolarmente, emette un suono tipico battendo contro la roccia.
Conosciuto come basilico cinese, nelle sue varianti rossa o verde ha un uso molto diversificato in cucina. Ha foglie aromatiche e dalle proprietà antibatteriche usate con il sōmen, il sashimi, il tōfu, fritte in tenpura o tritate in pastella.
Negozio ufficiale del Weekly Shōnen Jump, il settimanale giapponese di manga più famoso al mondo che ha lanciato titoli come Dragon Ball e Onepiece.
Libri in cui vengono raccolti i timbri di sigillo goshuin.
Spaghetti di grano saraceno nativi del Giappone. Possono essere serviti in diverse varianti, freddi con una salsa di immersione o caldi in zuppa.
Fini spaghetti di grano tenero originari della Cina, comunemente chiamati noodles e utilizzati nel rāmen.
Grido di incitamento che i giapponesi utilizzano prima di effettuare attività che necessitano di grande sforzo fisico, come ad esempio il sollevamento di un peso importante o uno scatto durante una corsa.
Attività comune nelle piccole cittadine termali in cui i clienti fanno un tour di più onsen all’interno della stessa serata, girando per le vie in kimono.
Un termine giapponese che significa camminare tranquillamente e senza uno scopo apparente.
Esclamazione giapponese di sbalordimento traducibile con “incredibile!”.
Termine utilizzato per indicare il “mi piace” in giapponese e come verbo di amare e voler bene.
Piatto che consiste in una pentola di ferro poco profonda dove verdure, funghi, carne sottile e altri ingredienti vengono cotti in una miscela di salsa di soia, zucchero e mirin direttamente al tavolo. È un tipico piatto delle stagioni fredde e delle feste di fine anno.
Letteralmente “mi dispiace”.
Erba della pampa, graminacea con infiorescenze piumose argentate che fioriscono in autunno.
Letteralmente “leggere in piedi”. La lettura in piedi è molto diffusa nelle librerie e nei negozi di fumetti in Giappone.
Termine che letteralmente significa “Sono tornato a casa!”, detto da un membro della famiglia quando torna a casa.
Tamburi tradizionali giapponesi con struttura in legno a barile o cilindrica, usati per feste, nei teatri Kabuki e Nō e per cerimonie in santuari e templi.
Un ponte ad arco che curva verso l’alto come il corpo di un tamburo.
Enormi carri festivi decorati finemente con stoffe pregiate rappresentanti scene del folklore e al cui interno è collocato un grande tamburo taiko che detta il ritmo della squadra grazie al suo profondo suono. Sono alti 5 metri e arrivano a pesare fino a 3 tonnellate, rendendo il movimento degli stessi molto impegnativo.
Dolce a forma di orata ripieno di pasta di fagioli rossi, comunemente venduto come cibo da strada.
Palco rialzato del santuario Itsukushima-jinja che si affaccia esternamente in direzione del torii e su cui vengono eseguite le danze bugaku.
Semplice piatto di riso cotto nel brodo dashi con l’aggiunta di teneri germogli di bambù.
Principale servizio di corriere espresso giapponese dall’alta affidabilità, utile ai turisti per spedizioni di bagagli tra hotel e riconoscibile dall’icona di un gatto nero.
Celebre polpetta di pastella cucinata in un’apposita piastra con alloggiamenti di forme semisferiche, farcita all’interno con polpo, zenzero e porro.
Festa delle stelle, l’unica notte in cui le stelle Vega e Altair separate dalla Via Lattea, possono incontrarsi e vivere il loro amore. Per l’occasione si appendono ai bambù i tanzaku, strisce di carta colorata su cui si scrivono auguri e desideri. Il bambù e le altre decorazioni sono spesso lasciati su un fiume o bruciati dopo la festa. La festività cade la settima notte del settimo mese secondo il calendario lunare, variando annualmente tra luglio e agosto.
Specie di canide endemica del Giappone, sottospecie di procioni.
Piccole strisce di carta su cui le persone scrivono i desideri, a volte sotto forma di poesia, appendendoli a bambù, a volte con altre decorazioni. I bambù e le decorazioni vengono spesso messi a galla su un fiume o bruciati dopo la festa, verso mezzanotte o il giorno successivo.
Abbigliamento da esterno in stile giapponese con spessa imbottitura in cotone per proteggere dal freddo.
Espressione poetica che indica il crepuscolo.
Panelli rettangolari in paglia di riso disposti sul pavimento in maniera modulare. Ogni tatami è rivestito di paglia di giunco pressata e intrecciata, e viene orlato lungo i bordi con fettucce decorate di lino o cotone. Storicamente era utilizzato anche come unità di misura per le aree in quanto in Giappone l’ampiezza di case e strutture non si misurava in metri quadrati bensì in tatami, con 1 tatami = 1.65 metri quadrati.
Palline realizzate con ricami che possono essere utilizzate in giochi di pallamano e altri giochi simili. Con l’aggiunta di un cinturino da polso, può servire come accessorio per un kimono.
Creatura leggendaria di credenza shintoista, tradizionalmente raffigurata con caratteristiche umane, scimmiesche e aviarie.
Comunemente chiamato “tempura”, è un metodo di cottura che consiste nel ricoprire di pastella ghiacciata gli alimenti, in particolare verdure e frutti di mare, per poi friggerli in olio di semi ottenendo una frittura croccante e ariosa.
Ampia piastra di metallo su cui i cuochi cucinano cibi alla griglia davanti al cliente.
Salsa giapponese a base di soia, zucchero e sakè utilizzata come glassa di accompagnamento per pietanze arrostite o grigliate quali carne, pesce e tōfu.
Bambole a forma di fantasma fatte a mano, in carta bianca o stoffa. Sono appese fuori dalle finestre o sotto i porticati come talismani per contrastare la pioggia e richiamare il sole.
Alimento ricavato dai fagioli di soia processati tramite bollitura e filtraggio per ottenere il latte di soia, poi fatto cagliare col nigari. Il risultato è un blocco solido bianco la cui diversa consistenza determina il tipo di tōfu. Dal sapore delicato, è utilizzato in piatti salati e dolci, condito o marinato.
Tōfu condito con dengaku, una salsa fatta con un mix di pasta di miso bianca e rossa, salsa di soia, zucchero, mirin, sake, dashi e zenzero grattugiato.
Spessa cotoletta di maiale molto tenera che viene fritta una volta panata nel panko, un particolare tipo di panatura giapponese.
Rāmen originario di Fukuoka, anche chiamato Hakata rāmen, il cui brodo torbido deriva dalla lunga bollitura di ossa e carne di maiale. Servito con chāshū e altri ingredienti, spesso il cliente può scegliere la consistenza dei noodles.
Cancello shintoista che segna l’accesso al santuario e simbolicamente il passaggio dal mondano al sacro. Il camminarvi attraverso è considerato una prima forma di purificazione ma è buon uso attraversarli vicino le colonne in quanto il passaggio centrale è riservato ai Kami.
Cerimonia in cui i partecipanti fanno galleggiare lanterne di carta lungo un fiume.
Tradizionale ciotola di soba mangiata alla vigilia di Capodanno.
Versione del rāmen in cui gli spaghetti tiepidi e la zuppa calda sono serviti separatamente. Generalmente gli spaghetti sono fatti a mano, più erti e ruvidi di quelli del rāmen classico per raccogliere meglio la zuppa al momento dell’inzuppo.
“Luna” in lingua giapponese.
Letteralmente “guardare la luna”, è la contemplazione e celebrazione della luna che si svolge tra settembre e ottobre secondo il calendario solare. Per l’occasione si espongono decorazioni fatte con l’erba susuki e si consumano tsukimi dango, gnocchi di riso bianco.
Piatto tipico autunnale di udon in brodo su cui galleggia un uovo crudo che raffigura la luna.
Il termine può riferirsi alla stagione delle piogge dell’Asia orientale o alla salsa di immersione servita con la soba.
Tagliolino particolarmente spesso di farina di grano tenero originario del Giappone. Nel paese ne esistono diverse varianti locali.
Usignolo dei cespugli giapponese (horornis diphone).
Stampa artistica su carta sulla quale si imprime il disegno elaborato su matrici di legno intagliato, nata durante il periodo Edo.
Letteralmente sapidità, è uno dei cinque gusti fondamentali.
Prugne giapponesi in salamoia.
Donburi di unagi, ovvero ciotola di riso con topping di anguilla.
Anguilla giapponese, servita come alimento prelibato aperta a metà longitudinalmente, spinata, grigliata e con una salsa agrodolce apposita.
Comunemente chiamati “sushi-roll” e rivisitazione occidentale del makimono giapponese, sono di forma cilindrica e presentano il riso all’esterno e l’alga nori all’interno a circondare il ripieno di pesce, verdure, ecc.
Letteralmente “dolce giapponese”, sono piccoli dolci tradizionali spesso serviti con tè verde, a base di mochi, pasta di fagioli azuki e frutta. Sono incantevoli opere d’arte in miniatura fatte con pasta dolce colorata a base di ingredienti vegetali e modellata con estrema cura.
Il termine si riferisce alle decorazioni di origami a forma di catena appese durante i festeggiamenti del Tanabata. Un altro uso del termine wakazari si riferisce agli amuleti di corda shimenawa legata a cerchio, una forma semplificata di tamakazari usata per essere appesa ai kadomatsu del nuovo anno.
Genericamente conosciute come verdure selvatiche di montagna, sono i germogli della felce Pteridium aquilinum raccolti in primavera, cotti in acqua bollente salata e utilizzati in zuppe, condimenti o anche come sottaceto.
Dolci giapponesi a base di warabiko (amido di felci) e ricoperti di kinako (farina di soia dolce tostata). Si differenzia dai classici mochi che sono fatti con riso glutinoso.
Condimento dal sapore pungente ricavato dalla radice del rafano verde, o ravanello giapponese, pianta originaria del Giappone che cresce nei ruscelli di montagna. Dato il suo effetto battericida, la radice grattugiata o lavorata sotto forma di pasta di wasabi viene utilizzata per aromatizzare sushi, sashimi e carne.
Letteralmente “carta giapponese”, è una carta lavorata a mano realizzata in modo tradizionale con la fibra locale, a volte, incorporando elementi al suo interno, come ad esempio foglie, fiori e ramoscelli. Viene utilizzata in molte arti tradizionali come nella realizzazione di origami e ventagli.
Versione giapponese in cui i gyōza vengono fritti da un lato e cotti a vapore dall’altro. A Fukuoka prendono il nome di tetsunabe-gyōza in quanto tipicamente serviti nel tetsunabe, la pentola di ferro usata per la cottura.
Patate dolci arrostite, popolari come cibo da strada nei mesi freddi.
Soba cotta fatta saltare sulla piastra insieme a verza, carote e altri condimenti come carne o pesce, e poi amalgamata con la salsa yakisoba, una salsa dolciastra. È un cibo da strada tipico delle bancarelle dei festival.
Spiedini di pollo cotti sulla piastra o sulla brace, altro tipico cibo delle bancarelle dei festival e piatto comune negli izakaya da affiancare alla birra.
Letteralmente “montagna di decorazioni”, sono i carri dell’Hakata Gion Yamakasa Matsuri. Verso la fine del 1800, con l’aumento delle linee elettriche aeree, furono divisi in kaki-yamakasa, carri più piccoli che attraversano la città, e kazari-yamakasa, carri fissi alti fino a 13 metri e raffiguranti scene del folklore giapponese.
Il termine si riferisce principalmente alle bancarelle di cibo da strada allestite durante i festival oppure ai ristoranti mobili nella città di Fukuoka. A volte però è utilizzato anche a designare alcune tipologie di carri festivi protagonisti dei festival.
Valuta giapponese, il cui simbolo latinizzato è ¥, mentre in giapponese si scrive con il kanji 円.
Entità soprannaturali e spiriti del folklore giapponese.
Suggestivi vicoli nelle città di tutto il Giappone dall’atmosfera un po’ retrò che attirano di sera soprattutto giovani e uomini di mezza età. Sono strette vie invase di lanterne e odori di cucinato, piene di piccoli pub, ristoranti e izakaya affiancati l’uno all’altro.
Tōfu servito caldo ancora immerso nella sua acqua di cottura.
Versione primaverile-estiva del kimono, in cotone, tradizionalmente indossato durante i festival, le ricorrenze che si svolgono in tali stagioni, e presso le terme.
Enormi strutture a forma di capanna che preservano gli alberi, in particolare i pini, dalle abbondanti nevicate. I rami sono sostenuti dalle corde che si dipartono ad ombrello dai lunghi pali centrali paralleli al tronco.
Letteralmente “mestolo dell’acqua calda”.
Pianta di agrumi originaria dell’Asia orientale.
Spaghetti di grano saraceno serviti freddi, da inzuppare in una salsa mentsuyu a base di soia e dashi accompagnati da cipollotto, sesamo e alga nori.